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(maggio 2020)

Notizie storiche

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Per tali e tanti prodigi quell’Immagine si ebbe presto dal popolo la denominazione di Madonna dei Miracoli. L’iniziativa della statuetta d’argento donata come ex voto dal beneficato Paolo Ciera di Padova fu imitata subito da altri fedeli e ne abbiamo testimonianze ancora significative in quelle lamine d’argento conservate nella teca esposta sulla parete sinistra del presbiterio accanto all’altare. Gli ex voto, piccoli quadri a sbalzo narranti i miracoli e lamine riproducenti parti del corpo e arti sanati, perpetuano nella religione cristiana le identiche tradizioni degli antichi Paleoveneti per la divinità Reitia dei secoli antecedenti la venuta di Cristo. L’entusiasmo dei fedeli dopo quel 19 marzo 1639 fu tale e le offerte di danaro affidate al nobile Capovino tante che sulla questione si dovettero far intervenire le autorità. L’Arciprete del Duomo G. B. Guagnotti condusse personalmente un’indagine e ne riferì in maggio alla Curia Vescovile che istituì tosto una Commissione venuta in Este ad interrogare i testimoni. Lo stesso proprietario del brolo. con atto notarile di quel mese di luglio, donò del suo patrimonio un campo di terreno affinché si costruisse un oratorio. Come c-ontropartita e secondo l’usanza dei tempi, richiese per sè e per i suoi eredi ‘in perpetuo’ il giuspatronato laicale, una specie di diritto di ingerenza sulla scelta dei sacerdoti che avrebbero dovuto officiare la futura chiesa. Una copia dell’atto è ancora conservata come quadretto nella sacrestia. Dietro la pressione popolare il Podestà e Capitano, che in quell’epoca era il nobile Andrea Manolesso, sorretto da tutti i deputati della Magnifica Comunità Atestina fra i quali membri era lo stesso Capovino, inviò una relazione scritta al Senato Veneto, richiedendo nel contempo l’autorizzazione ad innalzare una chiesa usufruendo di un piccolo appezzamento di proprietà comunale, già servito nel 1630 per la sepoltura comune degli appestati, e del campo donato dal Capovino. Le pratiche, sia quella laica nei confronti del Senato Veneto sia quella ecclesiastica nei confronti della Curia Vescovile di Padova, furono assai sollecite e pare che anche questo fatto abbia del prodigioso, specialmente in paragone con i tempi moderni. I fondi nel conto presso il Monte di Pietà raggiunsero la cospicua somma di 5.100 ducati in danaro. oltre a 300 ducati in oggetti votivi d’oro e d’argento. Nel mese di settembre la costruzione ebbe inizio quando giunse da Venezia la lettera ducale 10 settembre 1639 del doge Francesco Erizzo. Sovrastanti alla fabbrica vennero nominati con la ducale lo stesso Podestà Manolesso e alcuni estensi che facevano parte della Magnifica Comunità. La data precisa della posa della prima pietra può risultare alquanto controversa per le affermazioni contrastanti di due lapidi. Quella esterna sopra il portale verso l’antico Borgo di S. Pietro dice che la prima pietra fu collocata il 25 settembre 1639; quella all’interno nella parete del presbiterio presso la porta della sacrestia conferma invece che oratorio fu iniziato il 1 settembre. A distanza di oltre tre secoli queste discordanze hanno perso del tutto il loro interesse per evidenziare invece un altro fatto e cioè che l’oratorio fu innalzato, giorno più giorno meno, nel settembre di quello stesso anno nel quale si erano verificati i primi miracoli.