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(maggio 2020)

Notizie storiche

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Nel 1711 fu pagato con lire 839:18:8 il tagliapietra Antonio Gamba per l’altare e il 30 maggio 1713 « Paolo Calali scultor in Ven.a p. spese straord.e L. 713 ». E’ da sottolineare anche il fatto che proprio in quegli anni a Este era in rifacimento la chiesa maggiore della città, il Duomo di S. Teda, che assorbiva parecchie disponibilità finanziarie. Nella sua storia l’oratorio patì un furto sacrilego annotato nel giornale: « 1726 adì 21 Genaro. Per Gio Danna pp. alla B. V. si fa debitore degli infrasc.ti Ori Argenti ed altro consignatoli dall’Ill.mo et Ecc.mo s.r. Podà et Cap.o et dalli Nob. S.ri Dep.ti tutti soprastanti all’Orat.o di essa B. V. Sono il rimasto del latrocinio in questo giorno stato fatto ad essa B. V. delle gioie ed altro che s’atrovavano per adornam.to della med.ma entro il vetro che chiude la sua s.ta Imagine come dal processo che S. E. fa formare. Da dover detti ori arg.ti et altro stare nella cassa delli Denari di essa B. V. sino ad altro ordine ». Erano sfuggiti ai ladri anelli con pietre, vere, recini con perline, crocette, fili di perle, cuori in filigrana. Verso la fine del 1700, alla caduta della Repubblica di Venezia, l’oratorio era beneficiario di crediti e di livelli in parte concessi da privati e in parte confermati dal Podestà e Capitano di Este nel 1770 e dal Magnifico Consiglio nel 1794: dalla Zecca di Venezia per depositi di denaro e per consegne di argenteria effettuati fin dalla seconda metà del 1600 (purtroppo il credito non fu più esigibile dopo la fine della Repubblica) e dai livelli: dell’eredità Tomasi (morto e sepolto nella chiesa nel 1804), di un Bertomoro, di Francesco Mondin, dei fratelli Rizzardi, di un Miazzi 1799 per un campo di terra in Villa Estense, degli Alessi (i cui gravami passarono successivamente ai Fadinelli), di Marzolo Capovino (poi caricato ai nob. Corner del ramo del N. H. Nicolò e da ultimo all’Università degli Ebrei di Padova dei sigg. Trieste), dei Corner del ramo del N. H. Ferigo dal 1768 (caricato ai nob. Gradenigo) di un Perazzolo da Carceri. Le riscossioni erano affidate direttamente i!l’Esattore Comunale; il controllo degli atti ontabi1i era effettuato periodicamente dal Quaderniere del Monte di Pietà e per questo motivo era stato appositamente costruito quell’archivio con l’intestazione ‘Beata Vergine dei Miacoli’ che ancora esiste (vuoto) in Municipio. Un deputato della Comunità aveva l’incarico specifico di indagare sui debitori e sugli elenchi dei livelli e di tenere ordinato e aggiornato l’inventano dei beni. Le disposizioni severe erano state confermate nel 1771. Altre rendite venivano dalle questue di grano, di granoturco e dei bozzoli da seta. Tuttavia gli eventi storici del 1797 che portarono con la venuta di Napoleone nel Veneto rivolgimenti eccezionali in campo sociale ed economico ridussero di molto le disponibilità finanziarie e la stessa nuova Municipalità non poté evitare che la massima parte delle argenterie fosse confiscata dalla rapacità dei francesi. La Municipalità non cessò comunque di conservare per sé la cura e l’amministrazione dell’oratorio. Per sostenerne meglio l’officiabilità popolare in quegli anni difficili si costituì nel 1806 una confraternita o ‘Fraglia della B. Vergine della Salute’ che durò fin verso il 1866 quando il Veneto fu unito al regno d’Italia. Scrisse il Nuvolato nella Storia di Este — 1853 —: « Selciata da poco tempo di marmo, questa chiesa sta tuttora adornandosi, essendosi testé ricoperti di piombo i due suoi campanili mercè le cure dell’attuale Podestà sig. Alessandro Regazzola. Vi é pure fondata con rendita perpetua una cappellania a dispendio comunale ». Dei lavori di quel tempo abbiamo conferma in quel mosaico sul pavimento a terrazzo veneziano della sacrestia che riporta lo stemma del Comune e la data 1853. L’ultimo taglio ai proventi autonomi della chiesa fu dato dagli avvenimenti storici del 1866 e dalla conseguente nuova realtà del Comune e della società. Sotto il rettorato dell’estense don Francesco Mondin, dopo il 1878, la chiesa fu abbellita a sue spese delle quattro statue dei Santi Patroni della Diocesi, delle spalliere di marmi pregiati con i medaglioni scolpiti ai muri nella navata e della balaustra marmorea davanti al presbiterio. I lasciti testamentari, i legati e i livelli si erano ridotti di numero e di valore nei primi anni del secolo; tuttavia essi permisero alla Commissione comunale di far costruire il coro dietro l’altare nel 1903. I lavori di finitura vennero ultimati nel 1916 sotto il rettorato di don Angelo Pelà, altro benemerito sacerdote estense fondatore nel 1900 del Patronato SS. Redentore per i giovani. L’inflazione monetaria dopo la prima guerra mondiale polverizzò le entrate dei lasciti e dei livelli in danaro. Il colpo decisivo fu dato dall’inflazione del secondo dopoguerra quando erano rimasti soltanto due livelli in moneta per lire 380 annue caricate a due livellari estensi e due in natura per litri 54 di ‘vino bianco di monte’ caricati ai Masiero del colle vicino al Palazzo del Principe. La legge del 1953 che abolì tutti i gravami aggiuntivi dei fondi agricoli tolse alla Commissione ogni briga di amministrare le rendite patrimoniali non più esistenti. Così rimbalzarono per intero al Comune gli oneri della manutenzione e dei restauri alla chiesa che è di sua proprietà; alla Commissione un compito di vigilanza e un rappresentativo incarico di continuità di una tradizione durata più di tre secoli. Il Comune di Este con la cospicua eredità di Vincenzo Pellesina, che era stato fra l’altro il proprietario del fondo dei Capovino, poté isolare l’oratorio nel 1935 e aprire il viale dall’abside alla via S. Fermo. La strada reca il nome del benefattore concittadino. Le ultime spese del Comune dal 1973 al 1975 sono state quelle del ripasso dei coperti, dell’installazione di servizi igienici nelle sacrestie, della tinteggiatura interna. Soprattutto il restauro dei dipinti, eseguito con perizia dal prof. Pompilio Dal Prà di Piove di Sacco, è stata l’opera egregia realizzata con il sostanzioso contributo della Soprintendenza alle antichità e Belle Arti del Veneto.