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Galleria

Chiesa della Salute

Version: 1.0
(maggio 2020)

Gli artisti

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Il biografo ed estimatore più recente fu l’estense arch. Alberto Riccoboni (1894-1973) al cui merito va ascritta la rivalutazione dello Zanchi. Accanto al nostro artista il maggiore dei pittori della chiesa è senz’altro Giovanni Antonio FUMIANI, veneziano (1643-1710). Pur vissuto da fanciullo in una capitale della pittura, si trovò giovanissimo a Bologna dove ricevette la prima vera educazione artistica presso quella scuola che stava soppiantando la grande tradizione veneta. A Bologna lasciò le prime opere. Tornato in Venezia, all’età di 25 anni, dipinse una pala nella chiesa di S. Benedetto e subito dopo molte tele nella celebre Scuola di S. Rocco e in altre sedi di confraternite. Lavorò per le varie chiese di Venezia e produsse cartoni per i mosaici della stessa basilica di S. Marco. Nel Duomo a Padova, a Verona, Vicenza, Treviso si trovano ancora altre opere. Il Fumiani primeggiò fra i pittori della seconda metà del Seicento ‘per l’ardita grandiosità delle architetture prospettiche’. La « presentazione di Gesù al Tempio » nella nostra chiesa della Salute è un bell’esempio. Il suo capolavoro sono considerate le decorazioni su grandissime tele del soffitto e delle volte della cappella maggiore e delle laterali nella chiesa di S. Pantalon a Venezia dove è sepolto. Degli altri: Pietro LIBERI, padovano, e Federico CERVELLI hanno un loro posto nella storia dell’arte fra il Sei e il Settecento. In duomo c’è un quadro, l’Assunta, e in S. Stefano una Madonna del Liberi. Il Cervelli fu pittore gentile, oriundo di Lombardia, e maestro del Ricci. Di Tommaso FORMENTI, Antonio DAL SOLDA’, Lodovico LAMBERTI, tutti pittori di scuola veneziana, si conosce meno. Degli scultori Antonio GAMBA e Paolo CALALI, artefici dell’altare, si hanno solo notizie che operavano in Venezia. Nulla si sa di Giovanni BRUNELLI. il pittore della grande tela ‘la Madonna, S. Tecla e personaggi di Este’, né di un altro Sebastiano MASCHERA estense della ‘Cena di Emaus’ 1702. Di mastro GIULIO freschista della ‘Madonna sul capitello’ si può pensare come a uno dei madonneri che giravano a dipingere per commissione di devoti.