La navata
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L’altra tela rappresenta una sosta nella fuga in Egitto, eseguita dallo stesso Lamberti nel 1707. La Madonna col Bambino è seduta in basso a sinistra; S. Giuseppe in piedi, leggermente a destra con un braccio alzato sullo sfondo panoramico. La composizione è a linee diagonali; belli i toni di colore e ben resa la plasticità. Nella nicchia la statua è S. Antonio di Padova. Il basamento marmoreo ha nel centro un medaglione con testa di matrona. La quarta parete ha l’apertura d’ingresso per la porta maggiore. Sopra la porta è costruita la cantoria in legno per l’organo, alla base della quale sono stati ricavati due stretti confessionali e una stretta scala per salire alla cantoria stessa. Fu eseguita alcuni anni dopo l’erezione dell’oratorio ed aveva il suo organo a mantice per il quale sono spesso annotate spese nei registri contabili; ora esiste solo qualche traccia della consolle conservata nel coro dietro l’altare. Sopra la cantoria è collocata la tela: l’Annunciazione, firmata A.Z.F. (Antonio Zanchi fece). L’Arcangelo Gabriele è composto a triangolo sulla sinistra ad ali spiegate. La Madonna, su un inginocchiatoio con libro, è avvolta in un velo che gira a chiocciola incorniciando il bel volto e accordandosi con le pieghe della veste che scende con largo giro da destra a sinistra. In alto il Padre Eterno ed in centro angeli con strumenti musicali. Sopra l’arcone i personaggi sono i due dottori della Chiesa S. Agostino e S. Girolamo. S. Agostino guarda in alto e tiene sulla sinistra un libro aperto e nella destra una penna d’oca. San Girolamo, con il leone ai piedi, sta scrivendo su un libro che si vede di scorcio. La parete a sinistra dell’ingresso principale ha il grande dipinto lo Sposalizio della Madonna, composizione assai movimentata. Uomini a destra e donne a sinistra; il bastone di S. Giuseppe taglia la scena in due; sulla sinistra la Madonna e il Gran Sacerdote. In alto un giro di angeli ben legati alla composizione generale; la colomba ed il Padre Eterno occupano lo spazio celeste. La scritta in un angolo ‘Ant. Zanchi P.’ attesta che è opera dell’artista estense. Le due tele in alto rappresentano: il dottore della Chiesa e pontefice S. Gregorio Magno, disposto in diagonale con la tiara in capo ed una colomba che gli vola vicino al volto girato leggermente a sinistra e in alto in atteggiamento di ispirazione. La mano destra con la penna d’oca è in un momento d’attesa, mentre la sinistra ferma il libro. L’altra tela rappresenta un apostolo. La parola MATHETAS, scritta sotto, significa nel linguaggio della chiesa primitiva ‘apostolo, discepolo’ di Cristo; quindi non è individuato quale dei Dodici abbia voluto raffigurare lo Zanchi. Dalla serie degli altri sembra si possa ricavare che questi è Tomaso. Il santo è seduto con un libro verticale aperto, bastone appoggiato sulla spalla sinistra e piede in avanti. In basso i due forti quadri dello Zanchi sono: Giuditta che ha spiccato il capo a Oloferne, movimentata composizione a spirale con forti effetti luministici e buon modellato che si evidenzia spiccando dal fondo scuro, e Giaele che configge un chiodo nella testa del condottiero Sisàra, composizione in diagonale con Sisàra in basso a sinistra e Giaele in centro destra che impugna il chiodo e il martello. Nella nicchia la statua è S. Daniele, martire della chiesa padovana primitiva. Nel basamento di marmo il medaglione centrale ha una testa di imperatore romano. Alla sesta parete, sulla porta che immette in via Salute, la tela centrale rappresenta la Comunità di Este che pone la Città sotto la protezione della Madonna. In alto tra due angeli e un giro di cherubini la Madonna col Bambino; in basso personaggi di Este fanno corona al Podestà e Capitano che sta in preghiera, mentre il Massaro della Comunità porge il modellino del castello al sacerdote. Il lavoro non è firmato; in parte può essere dello Zanchi (quasi sicuramente il tratto superiore) e in parte di altro pittore della sua scuola. I deputati della Magnifica Comunità Atestina, il Podestà, il Massaro, il sacerdote, gli inservienti e perfino il valletto del Comune, tutti con la faccia rivolta all’obiettivo compongono un ‘gruppo di famiglia’ che ha un valore documentaristico per i personaggi e per i costumi dell’epoca; molto minore il pregio artistico. Chi dipinse la parte inferiore doveva ben conoscere i committenti. Le due tele in alto recano due apostoli che lo Zanchi ha voluto precisare scrivendo i nomi S. Giuda Taddeo che tiene con le due mani la croce sulla spalla sinistra ed il capo coperto da un panno, San Simone con il braccio sinistro appoggiato su un libro e con la mano destra in alto che solleva una sega, simbolo del suo martirio.