La festa della Madonna della Salute
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Per la parte religiosa l’Oratorio celebra la maggiore festività il 21 Novembre, ricorrenza liturgica della Presentazione di Maria al Tempio. Nel Veneto la festa è meglio conosciuta come ‘Madonna della Salute’ e a Venezia è giornata grande per il pellegrinaggio del popolo dalla Riva di S. Marco al Tempio della Salute sulla Punta della Dogana. Attraverso il Canal Grande viene gettato un ponte su barche in modo che i veneziani si muovono tra le due rive senza ‘passar traghetto’. La tradizione risale al voto cittadino fatto nel 1630 per la terribile peste accennata all’inizio delle note storiche. Fu davvero un flagello per tutte le popolazioni dell’Italia settentrionale, a scongiurare il quale molte Comunità si mossero a suppliche e a promesse solenni. Il Senato Veneto fece voto di erigere una chiesa e lo mantenne, dando poi l’incarico all’architetto Baldassarre Longhena, il grande del barocco veneziano. In Este la Magnifica Comunità deliberò di costruire « ex voto un Altare con Pala, e la pittura di S. Tecla, ad onore del Signore Iddio e di essa santa nella chiesa del Duomo ». Tutto il lavoro fu fatto nel vecchio Duomo e quando la chiesa fu ricostruita dopo il 1690 l’altare e la pala furono riadattati in quella cappella, a ridosso del campanile, che ancor oggi è detta di Santa Tecla. Poiché i fatti della peste erano ancora tremendi nella memoria della gente e poiché lo stesso prodigio della recuperata salute del beneficato Paolo Ciera di Padova aveva avuto come primo effetto la sanità del corpo, da parte del popolo fu facile trovare la denominazione per la nostra chiesetta: B. Vergine dei Miracoli, Madonna di fuora e da ultimo Madonna della Salute, il titolo con il quale è meglio conosciuta da tanto tempo. Prima del 21 Novembre la festa è preceduta da una novena che è una delle poche cadenze religiose rimaste a preparare una grande ricorrenza. Il giorno della Salute le Messe vengono celebrate con orario domenicale. Anni addietro la prima celebrazione avveniva alle cinque del mattino e la frequentavano non solo le donnette, ma anche tutti quei marsari e rivenditori che poi partivano per i mercati nei paesi vicini. La Messa solenne, ad un’ora più confacente, era celebrata per la Comunità dall’Arciprete del Duomo. Vi assistevano i Consiglieri del Comune con il gonfalone municipale portato dai valletti. La tradizione continua ancora ed è una delle poche circostanze nelle quali il gonfalone esce dal municipio. Il primo pomeriggio era ed è riservato ai bambini più piccoli. Dalle madri essi vengono portati in chiesa per la benedizione durante una cerimonia che non deve durare a lungo. La parte religiosa della festa continua poi fino all’imbrunire della sera. Fuori è la sagra popolare, attorno alla chiesa dove si allineano le bancarelle degli ambulanti. Vendono i frutti di stagione, le patate dolci americane, i lupini e le caldarroste il cui profumo stagna all’intorno. C’è sempre il banco dei ‘tiramola’, quello zucchero riscaldato nella ramina, raffreddato sulla lastra di marmo e tirato a bastoncini per la golosità dei picolli e dei grandi; ci sono le frittelle, i croccanti di mandorle e i giocattoli, da quelli rumorosi fatti apposta per attirare le voglie dei bambini ai palloni colorati qualcuno dei quali sfugge sempre ad innalzarsi più alto delle cupole dei due campanili gemelli.