La festa della Madonna della Salute
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Una volta, e non più tardi di mezzo secolo fa, la festa era conosciuta dai bambini come la sagra dei cuchi. Erano zuffoletti di terracotta con figurine di animali, di soldati, di cavalieri e fra i personaggi non mancava neppure il diavolo. Il fischietto ripeteva monotono il verso cu-ù ed era arte ceramica popolare, la sorella più povera di quelle manifatture estensi di terraglie e di porcellane; ma non si poteva dire di essere stati alla Sagra della Salute senza aver portato via uno dei cuchi allineati sulla bancarella del fabbricante ‘Bepi dei Cuchi’. In città questa festa fa pendant con l’altra sagra di S. Valentino ricorrente il 14 febbraio nell’Oratorio presso il Duomo. S. Valentino apre la stagione nuova con le sue promesse di sole; questa la chiude perché la fine di Novembre porta immancabilmente la nebbia e il freddo. Il precipitare del tempo meteorologico verso l’inverno ha fatto trovare dal popolo il detto proverbiale: ‘Per la Madona dela Salute se veste anca le bele pute’. Altro periodo di fervore religioso è il mese di maggio per il ‘fioretto’ serale. In questa chiesa la tradizione è collegata in modo particolare alla prima domenica di maggio per la quale era stato ottenuto da Roma una indulgenza fin dalla fine del 1700. Attorno a questa ricorrenza avvenivano anche pellegrinaggi dalle parrocchie dei dintorni. E’ durata più a lungo la tradizione degli abitanti di Calaone che scendevano in processione dai Colli per giungere pellegrini alla Salute ogni anno la prima domenica di maggio. Fu un voto della popolazione fatto quando l’oratorio era pienamente officiato verso la metà del Seicento e decisione assunta dai capifamiglia della borgata in seguito ad un furioso temporale che in una prima domenica di maggio aveva completamente distrutto i raccolti. Nella Parrocchiale di Calaone è ancora esposto il quadretto ex-voto, gustoso dipinto naif, con i nembi in cielo e la processione discendente fino alla Salute. La tradizione si interruppe una prima volta nel 1712 a causa del parroco don Antonio Rossi che, non volendo sminuire la propria dignità, rifiutò di chiedere il permesso di passaggio davanti al Duomo di Este all’Arciprete (prima Marco Marchetti e poi Ottaviano Tiberti). Tanto si diede da fare presso il Patriarca di Venezia e il Vescovo di Padova da ottenere di sospendere la processione e di commutare il voto. Quando però il Parroco morì nel 1725, i capifamiglia di Calaone deliberarono di riprendere il rito dell’antico voto e la processione si rifece ogni anno, tranne qualche eccezione dovuta ai fatti politici e militari delle varie epoche. Nei registri ho trovato annotati i proventi delle offerte dei parrocchiani di Calaone nel 1806 e in qualche anno seguente. In un appunto di Alessi Santa Fadine1li, estense ultima della famiglia Alessi, è registrato: « 1851 - Passò per piazza per la prima volta la processione di Calaone ».