La festa della Madonna della Salute
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La pia consuetudine durò fino al 1930, dopo di che fu sospesa per oscure ragioni, non si sa se dipendenti dalla politica del fascismo o dalle intemperanze di qualche gruppo di pellegrini al ritorno dopo la processione o dalle mutate condizioni storiche. Collegato con questa tradizione nella località collinare circola ancora tra la gente un detto proverbiale che riferisco non già per irriverenza, ma per conferma della vivacità e aderenza dello spirito popolare. Titolare della parrocchia di Calaone è Santa Giustina, martire della chiesa padovana. Alla processione venivano portate a spalla le carrette di questa Santa, che precedeva la fila dei pellegrini, e della Madonna che seguiva per ultima. La marcia si snodava tra i boschi di castagni di cui un tempo erano ricchi i Colli Euganei. Deve essere successo che in uno dei pellegrinaggi la statua della Madonna si impigliò tra i rami di un albero, bloccando la parte terminale della fila. Allora venne spedito in fretta, un messaggero alla testa della colonna che pare abbia gridato ai portatori della prima carretta la frase in gergo dialettale: « Frènate, Giustina, che la Madona s’ha tapà s’un maronaro!» (Fermati, o Giustina, che la Madonna si è impigliata in un castagno). Ancora si ripete questo detto per mettere un po’ di calma a quanti si entusiasmano facilmente. Secondo le antiche disposizioni municipali la chiesa è ancora oggi amministrata da tre cittadini commissari e da un cassiere nominati dal Consiglio comunale che sovrintendono alle necessità di ordine edilizio e artistico. Ricordiamo con affettuoso rimpianto gli ultimi due commissari: l’avv. Mario Cicogna morto il 25 febbraio 1972 e l’avv. Agostino Bellan scomparso il 29 marzo 1980. Per la parte liturgica invece, non esistendo più cappellanie di giurisdizione laicale né rettorati (gli ultimi due furono il ricordato don Angelo Pelà morto nel 1918 e don Leone Facciolo cappellano del Duomo), la chiesa viene officiata dai sacerdoti diocesani della Parrocchia di S. Tecla. Essendo vicina al cimitero maggiore, viene spesso utilizzata per i riti funebri e per le messe commemorative. Dato poi il suo raccoglimento e la sua preziosità artistica, è anche scelta per le cerimonie nuziali. Il ‘Tempio votivo è una bella testimonianza di fede religiosa verso la Madre di Dio e una manifestazione di arte delle quali ha dato prova in tre secoli e mezzo la Città. E l’aspetto più singolare è che ciò è dovuto alla spontaneità del popolo, amministratori pubblici e devoti: una testimonianza del passato e un auspicio per l’avvenire.