Notizie storiche
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Il tratto di muro sul quale era affrescata l’immagine della Madonna fu incorporato nel tempio, proprio sopra l’altare. Essa appare alquanto obliqua rispetto all’andamento dello stesso altare; si comprende che il capomastro o architetto dell’epoca volle soprattutto non rovinare l’affresco. Lo spostamento del resto non doveva essere molto semplice, data la tecnica di quel tempo. Inoltre accadde che ai primi di dicembre una parte della costruzione crollò provocando Feriti e la morte di quattro operai. Subito il Podestà Manolesso avvertì del grave lutto cittadino il Doge, il quale con sua lettera del 23 dicembre manifestò il dispiacere per il tragico evento e, mentre avvertiva che la ricostruzione non doveva fermarsi, invitò l’autorità comunale ad aprire un’inchiesta per l’accertamento delle eventuali responsabilità. I lavori ripresero alacremente e in capo a 18 mesi l’oratorio fu pronto. Il 19 agosto 1641 il Vicario Generale Martinengo di Padova autorizzò l’Arciprete del Duomo a benedire la nuova chiesa e a celebrarvi la prima Messa. Terminato il primo lotto dei lavori, fu murata sopra la porta esterna verso la contrada di S. Pietro una lapide con scritta in latino. Data l’ubicazione a tramontana, la pietra è alquanto sbiadita: in versione corrente dice: « L’oratorio fu dedicato alla Vergine Madre di Dio sotto il Podestà e Capitano Andrea Manolesso e gli incaricati edili per decreto del Senato Veneto Francesco Minardo, Bernardo Bonato, Francesco Caliari. La prima pietra fu posta il 25 settembre 1639 (VI kal. Octobris MDCXXXIX) ». Dieci anni dopo furono completati i portali esterni in pietra d’Istria sulle due vie più importanti, ora via Salute e via G. B. Maganza. Lo dice un cartiglio in pietra murato tra il timpano sopra l’ingresso della contrada S. Pietro: « Questa porta fu fatta costruire con le elemosine dei devoti a decoro di Este al tempo del Podestà e Capitano Federico Molin da Giacomo Rizzardi, Antonio Fracanzani, Francesco e Girolamo Verdi nell’anno 1649 ». Dopo la lettera del doge Erizzo la Magnifica Comunità aveva ottenuto nel 1643 il patronato laicale tolto al Capovino ed eleggeva tre cittadini tra i ragguardevoli, i quali ebbero il compito specifico di curarsi della chiesa e di amministrarne le rendite. Essi si avvalevano dell’opera di un cassiere che veniva regolarmente cambiato ogni anno. Di questa contabilità minuziosa, annotata da uno scritturale del Comune, sono rimasti i giornali e i registri (mancano i primi dal 1639 al 1646) dal 1647 al 1796 e dal 1804 al 1857. Ritengo che dopo quest’ ultima data le registrazioni siano state conservate direttamente dal Monte di Pietà e raccolte in un apposito archivio: infatti uno degli armadi settecenteschi che adornano in Municipio la Sala della Magnifica Comunità reca intarsiata la scritta « B.a Vergine dei Miracoli ». Dai manoscritti si possono apprendere molte notizie e particolari importanti per la vita dell’oratorio. Tra i primi cassieri erano stati nominati Sebastiano Caliari. Iseppo da Ripa. Giovanni de Gobbi, Carlo Galvan (quest’ultimo nel 1647). In un mese del 1647 erano stati trovati nelle cassette delle elemosine lire venete 409, soldi 10 e piccoli 6; somma rilevante se si pensa che a ciascuno dei due cappellani che in quel periodo officiavano la chiesa veniva corrisposta per la celebrazione di un intero mese una lira veneta.