Notizie storiche
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Il più munifico benefattore Gio.Antonio Capovino, fattosi prete nel 1642, morì nel 1645 e fu sepolto nello stesso oratorio al quale legò altre rendite fino all’estinzione del casato avvenuta, pare, con il nipote Stefano che fu cappellano della Salute e poi Canonico del Duomo, testatore per la stessa Salute nel 1682. Un altro benefattore fu il nob. Antonio Fracanzani, il quale con testamento del 1683 «lasciava alla B. V. dei Miracoli qui in Este Ducati 4.000 per esser investiti per fare un monastero cioè convento a qualche religione che officii la chiesa in perpetuo ». Con un successivo codicillo stabiliva: «caso mai non potesse aver effetto il convento - voglio che i quattromila ducati vadino investiti e siano fatte tante cappellanie alla Beatissima Vergine » ed ordinava che il jus di nomina dei cappellani fosse sempre della nobile casa Fracanzani (dal manoscritto del Franceschetti). Una prima richiesta di fondazione di un convento da affidarsi ai Padri Somaschi era stata avanzata subito nel 1643 da alcune giovani estensi, fra le quali Samaritana Fracanzani, Caterina Busetto e Lucia Perazzini, ma era stata respinta dal Senato Veneto. Un’altra fu inoltrata dai Carmelitani Scalzi, già in Este nella chiesetta dei Carmini alla Restara fino al 1651, per il tramite di Vincenzo Fracanzani, fratello successore di Antonio. La Magnifica Comunità non concesse alcun benestare. Le donazioni, i lasciti di privati e le elargizioni della stessa Comunità permisero non solo il completamento della costruzione e la pavimentazione eseguita su disegno di Antonio Gaspari l’architetto del Duomo 1690, ma anche continui abbellimenti all’altare e alle pareti; si pensò addirittura di rivestirla tutta di dipinti. Una lapide murata poco sotto la prima esterna sull’ingresso verso S. Pietro ancora dice che la chiesa fu restaurata per un migliore (alto al tempo del podestà e capitano Andrea Manolesso dai deputati sigg. Gaspare de Gobbi, i fratelli Gentilini e Bernardo Caliari nell’anno 1700. Il primo grande quadro fu commissionato ad Antonio Zanchi che allora dipingeva in Venezia, nell’ottobre del 1700 e si ebbe di anticipo lire venete 310. Nel giornale di cassa dell’anno seguente è registrato: « 1701 Adì 13 Genaro. Per spese estraord.e per D. Ant.o Zanchi Pitor in Ven.a lire settecento 4 per haver fatto un quadro nella Chiesa della B. Verg.e e contate lire ottantaquattro per tela et imprimitura tela per altro quadro ». Per le altre opere dello Zanchi sono segnati in seguito altri compensi che gli furono corrisposti. L’ultima fu la storia di Agar per la quale ebbe lire v. 55 ai primi del 1722. Gli erano stati commissionati altri due quadri per completare la serie delle otto tele poste sotto i grandi dipinti centrali ai lati delle nicchie, ma è registrato che il cappellano Vaienti, il quale aveva prelevato dalla cassa il 24 dicembre 1722 lire v. 62, le ripose il 30 dicembre « p. la morte del Pitore ». Si vede che non aveva saputo prima della scomparsa dello Zanchi avvenuta il 12 aprile di quell’anno. Per il Fumiani (che a volte è segnato anche come Fiumani) c’è tra l’altro questa annotazione: « 1701 Adì 15 8.bre. Per spese estraord.e pp. D. Ant. Fiumani pitor in Ven.a lire settecento sei soldi sedeci per un quadro fatto nella chiesa della B. Verg.e ». Per altri pittori è scritto: «1704 adì 5 X.bre. Tonaso Formenti pitor in Ven.a deve haver per spese straord.e per un quadro grande fatto per la chiesa della B. Verg.e L. 706 : 16 ». «Ant.o Soldà Pittor deve avere adì 30 Zugno per spese straord.e per la causa come in zornal L. 99: 4» e « 1707 25 Zugno. p. spese d.e L. 432:12 ».